Theresa May ha presentato alla Camera dei Comuni il suo "Piano B" sulla Brexit. In realtà le differenze con il “Piano A”, bocciato nei giorni scorsi dal Parlamento, sono irrisorie. Anzi la premier britannica insiste: contro il no-deal l’unica possibilità è il suo accordo, no a un rinvio della scadenza del 29 marzo e no a un secondo referendum. Ha, poi, reiterato la necessità di nuove concessioni e rassicurazioni dall’Ue sul backstop, cioè il regime speciale previsto per l'Irlanda del Nord (che rimarrebbe in una sorta di mercato unico europeo) per preservare la "fluidità" del confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda. Per questo la premier nei prossimi giorni ritornerà a Bruxelles per provare a riaprire i negoziati. Ma l'Europa non è disposta a cedere sull'accordo firmato lo scorso novembre, che include il backstop per un tempo potenzialmente illimitato fino a quando non si troverà una soluzione a lungo termine.
L'unica effettiva novità è questa: la settimana prossima, il 29 gennaio, il Parlamento potrà emendare l’intesa. Il calcolo della premier è, dunque, tornare in Europa con un piano che avrebbe un ok ma a geometria variabile su ogni singolo punto: il problema è che queste mini-maggioranze su ciascun capitolo sarebbero trasversali, quindi non è detto che si tradurrebbero automaticamente in una maggioranza parlamentare pronta a approvare il testo nel suo insieme.
C’è, poi, una piccola sorpresa: May ha annunciato la cancellazione della tassa da 65 sterline per i cittadini europei che vogliono fare domanda per restare in Regno Unito dopo la Brexit. Un gesto distensivo nei confronti dell’Ue che costerà all'erario britannico circa 200 milioni di sterline.