Theresa May è stata battuta ancora una volta alla Camera dei Comuni sulla Brexit. Sebbene il voto non abbia alcuna conseguenza concreta, la sconfitta ha un significato simbolico per la premier britannica: contro di lei i Brexiters come Jacob Rees-Mogg e Boris Johnson. I conservatori ribelli del suo partito le hanno mandato un chiaro messaggio: sono pronti a scaricarla anche all'ultimo minuto.
Il nodo principale resta il backstop, cioè il regime speciale dell'Irlanda del Nord in una sorta di mercato unico e la Gran Bretagna nell'Unione doganale (dell’Ue) fino a quando non verrà trovata una soluzione per far sì che il confine irlandese resti senza frontiere anche dopo l'uscita dall'Ue. I Brexiters vogliono eliminare il backstop, invece per l’Ue si tratta di una clausola vitale dell'accordo firmato a novembre tra Bruxelles e Londra, ma che non è stato approvato dalla Camera dei Comuni.
Il 29 marzo, giorno in cui il Regno Unito uscirà dall'Ue se non ci sarà un accordo, si avvicina sempre di più e il rischio di un “no deal” aumenta. Intanto “The Guardian” rivela che la settimana prossima il leader laburista Jeremy Corbyn incontrerà a Bruxelles il capo negoziatore Ue sulla Brexit, Michel Barnier e il coordinatore per il Parlamento Europeo, Guy Verhofstadt. Si prepara la strada a un nuovo governo a guida Corbyn?