Brexit rinviata fino al 31 ottobre, scongiurato il no deal, la catastrofica uscita del Regno senza accordo che altrimenti sarebbe scattata automaticamente il 12 aprile. "Abbiamo mantenuto l'unità dei 27 Paesi membri dell'Ue e questo è il punto più importante della giornata odierna" ha commentato Angela Merkel.
Gli europei, dunque, accettano la proroga accontentandosi dell'incerto negoziato con Corbyn per un accordo bipartisan che preveda la permanenza di Londra nell'Unione doganale e di sbrogliare il nodo del confine irlandese. Ma non i tempi: il termine proposto dalla premier inglese è troppo ravvicinato.
Alla fine, in piena notte, arriva il compromesso tra i 27 paesi: estensione fino al 31 ottobre, in modo da non avere un commissario inglese nel nuovo esecutivo comunitario che si insedierà proprio quel giorno.
Resta salvo il fatto che, se Westminster riuscirà a trovare un accordo, potrà recedere immediatamente prima di ottobre. E resta pure il fatto che se il 22 maggio sarà ancora nell'Ue dovrà tenere le europee. Con clausola di revisione: se il Regno non avrà votato, il primo giugno sarà automaticamente fuori, con o senza accordo.