Lanciato appena una settimana fa, il Brexit Party si appresta a vincere le elezioni europee di fine maggio. Secondo l’ultimo sondaggio di YouGov, il partito di Nigel Farage è in testa con il 27% delle intenzioni di voto, lasciando i laburisti al 22% e i conservatori al 15%. Tuttavia, i partiti minori filo-europei tutti insieme raccoglierebbero più voti di Farage: i Verdi sono al 10%, i liberaldemocratici al 9%, il nuovo partito Change Uk (fondato da ex deputati laburisti e conservatori favorevoli a un secondo referendum) al 6% e i partiti scozzese e gallese al 4%.
Ecco allora che le elezioni europee diventeranno una sorta di referendum-bis: un’opportunità per gli elettori britannici pro-Brexit di esprimere la loro frustrazione per il fatto che, quasi tre anni dopo il referendum del 2016, la Gran Bretagna ancora non ha lasciato l’Ue. E, al contempo, un’opportunità per gli elettori filo-europei di chiedere un ripensamento sulla decisione di uscire dall'Ue. Farage è in una posizione di forza. Il suo messaggio – la Gran Bretagna ha un futuro migliore fuori dall’ Ue - non è cambiato negli anni.
A differenza del governo britannico, traballante e atavicamente indeciso. May ha dovuto accettare di organizzare le elezioni europee in cambio della concessione di un rinvio della Brexit al 31 ottobre. La premier britannica, tuttavia, spera ancora che l’accordo da lei concordato con l’Ue e respinto per tre volte dal Parlamento possa essere approvato al quarto tentativo e intende ripresentarlo a Westminster nelle prossime settimane. In tal caso, la Gran Bretagna potrà evitare di partecipare alle elezioni europee.