La situazione è così critica da aver spinto Theresa May ad aprire alla possibilità di un secondo referendum sulla Brexit, cosa che sinora aveva sempre rifiutato.
La premier britannica ha proposto la possibilità per i parlamentari di votare sull'opzione di un secondo referendum, addirittura prima del suo nuovo accordo sulla Brexit. Qualora la Camera dei Comuni dicesse di sì alla seconda consultazione popolare, allora i deputati voterebbero il suo piano, ancora una volta rivisto e al quarto tentativo in aula: oltre all'opzione di un nuovo referendum, May ha previsto anche un'altra apertura alle opposizioni, e cioè l'inedita ipotesi di una sorta di unione doganale temporanea fino a quando non verrà risolta la spinosa vicenda del confine irlandese post Brexit.
Ma il desiderio di compromesso di May ha invece provocato l'effetto opposto. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha sbattuto la porta in faccia alla premier: "Non se ne parla, questo accordo riciclato non soddisfa le nostre richieste, tra cui l'unione doganale permanente con l'Ue, la protezione dei lavoratori e la sicurezza delle merci in arrivo post Brexit".
Questo quarto tentativo di May sembra già fallito, perché scontenta tutti: conservatori e laburisti. A questo punto le annunciate dimissioni della premier potrebbero subire un'accelerata nei prossimi giorni, anche perché ieri la premier ha ribadito che questa sarebbe l'ultima chance per far passare un suo accordo.