Dopo tre anni più amari che dolci, Theresa May presenta oggi le sue dimissioni da leader del partito conservatore e soprattutto da prima ministra britannica. Sessantadue anni, May lascia con quella Brexit che non è riuscita a portare a compimento.
Le sue dimissioni aprono ufficialmente la corsa alla sua successione nel partito conservatore e come premier del Regno Unito. Questo perché nel sistema politico britannico è centrale il partito al potere e quando c’è una crisi di governo o il leader si dimette, è lo stesso partito a decidere e proporre un nuovo leader e, quindi, il premier.
I favoriti a conquistare la scomoda poltrona di Theresa May sono quattro, tutti bianchi, uomini ed euroscettici. Michael Gove, 51 anni, ministro dell’Ambiente; Dominic Raab, 45 anni, ex ministro della Brexit; Jeremy Hunt, 52 anni, ministro degli Esteri e prima della Sanità (ex europeista convertito alla Brexit).
C’è, poi, il favorito numeri 1: Boris Johnson. Ex sindaco di Londra, euroscettico di ferro, 54 anni, ex ministro degli Esteri con May. È potenzialmente il peggior nemico dell’Unione Europea. È da molti considerato il leader tory ideale ma Johnson è anche inviso a molti nel suo partito. Con lui premier, Johnson chiederà all'Ue un altro accordo sulla Brexit senza il “backstop”, la controversa clausola imposta da Bruxelles per far rimanere l’Irlanda del Nord nell’unione doganale Ue. Ma l’Ue non accetterà, e allora il No Deal, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Europa senza accordo, diventerebbe più realistico.