Ritorna il Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Sono molti nel Regno Unito a sperare che una volta entrati nella fase post-Brexit poco cambierà davvero rispetto alla situazione precedente al fatidico 22 giugno 2016.
Il 2018 è cominciato all’insegna di uno strano immobilismo sull'abbandono dell'Ue da parte della Gran Bretagna. Non sorprende che in questo clima sia passata inascoltata la dichiarazione del ministro dell’Economia, secondo cui “anche se formalmente fuori dal mercato comune, il governo si è impegnato a creare un ambiente che riproduce fedelmente lo status quo, con le regole per il commercio, le frontiere e i servizi finanziari identici a quelli a cui le imprese devono sottostare oggi”.
Questa situazione di incertezza sta creando nuovo terreno fertile per l’opposizione a Brexit: molte organizzazioni sono recentemente confluite in un gruppo trasversale presieduto dal deputato laburista Chuka Umunna, che include oltre a politici di vari schieramenti ricercatori, sindacalisti, imprenditori, intellettuali, ecc. E, così, anche i tory anti-Brexit hanno ritrovato spirito e voce.
Il governo, invece, sembra paralizzato, privo di idee e di un piano concreto. Alla Camera dei comuni è in minoranza e in quella dei lord è privo di consenso sul tema dell’uscita del Regno Unito dall’Unione. Per questi motivi si rinforza sempre più la consapevolezza che la Brexit ha bisogno dell’appoggio esplicito dei laburisti. A meno che l’obiettivo assuma la forma del Brexopardo.