Il premier britannico Boris Johnson ha mollato la presa: pressato da una valanga di dimissioni governative (oltre 50) e sulla graticola da mesi, per una serie di scandali (dal partygate a quello Pincher), ma anche con un paese immerso in una crisi economica pesante, alla fine ha capito che non può restare a Downing Street.
Lascia quindi la guida del Partito Tory e resterà premier fino a quanto i conservatori non avranno scelto un successore. Johnson ha cercato di resistere fino all’ultimo, ma quando stamane anche i più stretti collaboratori, compreso l’appena nominato Cancelliere dello scacchiere, Nadhim Zahawi, gli ha chiesto di andarsene, non ha avuto altra scelta.
Ora si apre la corsa alla successione nel partito Tory. Tra i principali contendenti tre hanno nomi stranieri: uno è lo stesso Zahawi, nato in Iraq e poi divenuto cittadino britannico; un altro è Rishi Sunak, capo del Tesoro dal febbraio 2020; l’altro è Sajid Javid, fino all’altro ieri ministro della Sanità, che è stato il primo a dimettersi sull’onda dello scandalo Pincher che ha innescato il terremoto.