Ad appena 45 giorni dall’insediamento, Liz Truss si è dimessa dall’incarico di leader del partito conservatore e quindi di premier. Il governo – ha spiegato - “ha ottenuto risultati sulle bollette energetiche”, oltre a “delineare una visione per un'economia a bassa tassazione e alta crescita che sfrutterebbe le libertà della Brexit”. Ma “riconosco che, data la situazione, non posso portare a termine il mandato per il quale sono stata eletta dal partito conservatore”: poche parole per condensare il mandato più breve della storia del Regno Unito.
A travolgere la premier – subentrata a Boris Johnson – è stato il suo ‘mini-budget’, un pacchetto economico iperliberista, basato su tagli fiscali ai redditi più alti e sostegni a famiglie e imprese finanziati a debito che avrebbe dovuto rilanciare l’economia e invece ha scatenato il panico sui mercati, affondato la sterlina e costretto la Banca centrale britannica a intervenire per salvare la valuta e i fondi pensione. Se non ci fossero state le mosse d’emergenza della Bank of England numerosi fondi e società finanziarie sarebbero fallite in pochi giorni.
Fatti e circostanze che evidenziano quanto sia difficile la situazione attuale della sesta economia al mondo. “Welcome to Britaly” è il titolo di copertina – poco lusinghiero per l’Italia identificata come un paese a crescita bassa, scarsa produttività e conti in disordine – che l’Economist dedica al momento di caos in cui annaspa la politica britannica.
Per tentare di tirarla fuori dal guado, tra i nomi più quotati alla successione, al momento ci sono Rishi Sunak, ex ministro dell’Economia del governo Johnson, arrivato secondo nelle primarie di quest’estate, e Penny Mordaunt, ex sottosegretaria al Commercio. Ma non è esclusa la possibilità che Boris Johnson, dimessosi a luglio dopo una serie di scandali ma ancora alto nei sondaggi tra gli elettori, possa riproporsi per l’incarico.