Ci sono voluti dieci giorni per comunicare ai congolesi il vincitore delle elezioni presidenziali del 30 dicembre. Ma l’attesa ne è valsa in qualche modo la pena: ha vinto Félix Tshisekedi con 7 milioni di preferenze. È, dunque, il candidato dell’opposizione a trionfare alle prime presidenziali che si sono svolte senza spargimenti di sangue nella storia della Repubblica democratica, dai tempi della sua indipendenza, nel 1960.
In questo Paese di 80 milioni di abitanti, la cui superficie ricopre 2,3 milioni di chilometri quadrati, e poverissimo malgrado le enormi ricchezze naturali, i congolesi attendevano dalla fine del 2016 di andare alle urne, una data rinviata più volte a causa del rifiuto di Kabila di lasciare, al potere dal giorno dell’omicidio di suo padre Laurent-Désiré, nel gennaio 2001.
Félix Tshisekedi, 55 anni, ha vinto sbaragliando gli avversari. Escono sconfitti l’altro candidato dell’opposizione, Martin Fayulu (che ha pero' denunciato gravi brogli elettorali), ex dirigente petrolifero formatosi tra Francia e Stati Uniti, e soprattutto il “delfino” di Kabila, l’ex ministro dell’Interno, Emmanuel Ramazani Shadary (ha ottenuto 4 milioni di voti), finito nel mirino dell’Ue per crimini contro l’umanità commessi nel periodo 2016-2018. Certo, se quest'ultimo fosse stato eletto, Kabila avrebbe mantenuto le mani sul potere e avuto la possibilità di ricandidarsi nel 2023 (sono vietati in Congo tre mandati consecutivi). Entro la fine del mese, invece, sarà costretto a lasciare la poltrona che ha occupato per 18 anni.