11 milioni di risarcimento e 800 mila euro di sanzione pecuniaria per la legge sulla responsabilità civile delle imprese. È la richiesta avanzata al gip Sofia Fioretta dal pm Paolo Storari nell’ambito dell’inchiesta sulle attività di Eni in Congo, relative al rinnovo delle concessioni petrolifere nei pozzi ‘Marine VI e VII’.
L’accordo tra la procura e Eni permetterebbe un alleggerimento delle posizioni degli indagati nell’inchiesta, al momento non coinvolti nell’accordo, con la derubricazione del reato di corruzione internazionale in induzione indebita internazionale.
In una nota Eni, comunica che “nell'ambito dell’inchiesta relativa ad alcune attività di Eni in Congo, che vede indagata la società e un suo manager, prende atto con soddisfazione del decadere anche di questa ipotesi di corruzione internazionale. In seguito alla derubricazione del reato contestato da parte del pm in induzione indebita, Eni ha aderito all’ipotesi di sanzione concordata avanzata dalla procura e ne ha presentato richiesta. La società metterà a disposizione quindi un corrispettivo pari a 11,8 milioni di euro come sanzione concordata”.
L’azienda petrolifera precisa anche che “l'accordo non rappresenta un’ammissione di colpevolezza da parte della società rispetto al reato contestato ma un’iniziativa tesa a evitare la prosecuzione di un iter giudiziario che comporterebbe un nuovo e significativo dispendio di risorse per Eni e tutte le parti coinvolte. L’ipotesi conferma inoltre la tenuta dei sistemi di controllo anti-bribery della società”.