Poteva essere un'opportunità per cambiare e, invece, il risultato più probabile delle elezioni politiche in Venezuela di domenica 20 maggio è che il presidente Nicolas Maduro vinca un altro mandato di sei anni.
L'esito di questa vittoria annunciata restituisce al cittadino medio un paese sempre più impoverito e ingovernabile. Da quando, cinque anni fa, Maduro si è insediato la situazione economica non ha fatto altro che peggiorare. Ma il presidente venezuelano non molla e, pur di continuare a restare in sella, aveva promesso a chiunque avesse votato per lui un bonus equivalente a 10 dollari (circa quattro volte il salario minimo mensile). Il che può fare la differenza nel Venezuela di oggi.
La spirale inflazionistica potrebbe raggiungere il 13.000% entro la fine dell'anno. Secondo alcuni studi sulla povertà, il venezuelano medio ha perso lo scorso anno quasi 7 kg di peso. Nelle strade di Caracas, la capitale del paese e un tempo faro della modernità nella regione, queste figure si traducono in immagini quotidiane di sempre più persone che rovistano tra i rifiuti.
Molti altri, invece, sono già scappati. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, oltre un milione di venezuelani ha lasciato il paese negli ultimi due anni.
Sono fuggiti perché Maduro ha distrutto quanto aveva fatto il suo mentore e predecessore. Chavez avevo messo su un sistema ibrido con degenerazioni autoritarie, ma alla fine legittimato dalle elezioni e supportato dal buon andamento di alcuni indicatori sociali. Adesso la visione è quella di una dittatura o nella migliore delle ipotesi una cleptocrazia gestita da una manciata di funzionari corrotti, che hanno ammassato enormi fortune.
Intanto, la comunità internazionale ha già detto che non riconoscerà il voto e ha minacciato sanzioni. Il Venezuela ha un disperato bisogno di una profonda trasformazione. Ma non sa da dove cominciare.