Tutte le responsabilità sono di Copenaghen, sede europea dell’Oms: il direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, si difende così dalle accuse. In un’intervista esclusiva all’Agi, Guerra sostiene che quando il Rapporto che evidenziava le falle italiane nella gestione del coronavirus in Italia “venne ritirato per decisione dell’ufficio di Copenhagen, io proposi di salvarlo proponendo che due colleghi dell’Istituto Superiore di Sanità si affiancassero ai colleghi di Venezia per correggere le imperfezioni e ripubblicare il Rapporto così migliorato nel giro di un paio di giorni”.
Sì, d’accordo. Ma il problema ruota attorno alla parola “imperfezioni”, riconoscendo di fatto che qualcosa andava cambiato nel rapporto. E anche l’idea dell’affiancamento non suona proprio bene, soprattutto considerando che lo stesso direttore aggiunto precedentemente aveva giudicato in modo positivo il report.
Guerra si difende poi dall’accusa emersa da una serie di mail, svelate da ‘Report’, di avere costretto, dietro minaccia di licenziamento, il dipendente della sede di Venezia Francesco Zambon a cambiare la data del piano pandemico per farlo sembrare aggiornato al 2017. Guerra sottolinea che “Zambon dipendeva e rispondeva, così come gli altri suoi colleghi, dall’ufficio regionale di Copenhagen e non certo da Ginevra”.