Il ministro dell’Interno della Germania, Nancy Faeser, ha destituito il capo dell’agenzia nazionale per la Sicurezza informatica (BSI) Arne Schönbohm, dopo che i media domestici hanno denunciato i suoi legami con persone legate ai Servizi segreti della Federazione Russa.
Al centro della controversia ci sono l’associazione Cyber-Sicherheitsrat Deutschland e.V., fondata da Schönbohm, e l’azienda di cybersicurezza berlinese Protelion, che avrebbero intrattenuto rapporti con una società russa fondata da un ex dipendente del servizio segreto sovietico Kgb.
La scelta di Faeser ha un significato particolare. La crisi (tra difficoltà energetiche, inflazione e recessione) in cui è precipitata la Germania dall’inizio della guerra in Ucraina non è transitoria, ma strutturale. Ora, la destituzione di Schönbohm testimonia che la crisi giunge a insinuarsi anche negli apparati di sicurezza.
L’asse Berlino-Mosca non è comunque una novità. L’ex cancelliere Gerhard Schröder, che siglò un contratto per il colosso gasiero Gazprom alla fine del suo mandato, ne è il caso più celebre. Simbolo di un’interdipendenza non solo energetica avviata negli anni Settanta e messa in crisi dal conflitto in Ucraina.
Il ministero dell’Interno ha spiegato che le accuse a carico di Schönbohm avrebbero “danneggiato in modo permanente la fiducia dell’opinione pubblica tedesca” negli apparati dello Stato.
La mossa, tuttavia, sembra orientata a lanciare un ramoscello d’ulivo agli alleati europei e atlantici. La decisione di procedere con un’iniziativa autonoma (varando il noto pacchetto da 200 miliardi di euro) per attutire l’impennata dei prezzi energetici è stata infatti fortemente osteggiata dagli altri paesi dell’Ue.
Ora Berlino intende smorzare i sospetti dei membri atlantici più inquieti e segnalarsi affidabile agli occhi di Washington.