Oltre alla Russia e alla Turchia, la terza potenza regionale coinvolta nella guerra del Nagorno Karabakh, e cioè l’Iran, aveva finora mantenuto un certo riserbo diplomatico. Teheran si era limitata a minacciare pesanti rappresaglie se uno dei belligeranti avesse colpito dei villaggi iraniani lungo il confine, in prossimità dei combattimenti.
Poi il presidente Rouhani ha cambiato idea ed è intervenuto durante un discorso in tv, dichiarando che l’Iran non tollererà la presenza di terroristi vicino alla sua frontiera settentrionale, dove molti Paesi si dicono preoccupati per l’arrivo di jihadisti siriani inviati da Ankara per prestare manforte all’esercito azero.
Rouhani ha poi messo in guardia i Paesi in guerra contro i rischi di un’escalation che infiammerebbe l’intera regione con effetti incalcolabili e chiarito la sua richiesta. L’Iran, che ha buone relazioni con entrambi i paesi, chiede all’Armenia di ritirare le sue forze dalle terre occupate dell’Azerbaigian.
Russia e Turchia hanno invece interessi diversi (anche in Siria e Libia) ma sembra difficile che Mosca e Ankara possano, nel nome del conflitto che oppone gli azeri agli armeni, aprire uno scontro diretto tra di loro.