Palermo diventa la casa di tutti i libici per due giorni, ma il colpo di scena viene servito lunedì prima di cena. L'osso più duro, il generale Khalifa Haftar, alla fine è arrivato in Sicilia per la conferenza internazionale promossa dall'Italia. Anche se lo ha fatto alle sue condizioni. Il generale della Cirenaica, al culmine di una giornata di attesa, è arrivato in tarda serata a Villa Igiea. Il premier Giuseppe Conte gli è andato incontro e i due hanno avuto un fitto colloquio. Poi Haftar è andato via, disertando la cena con gli altri libici.
La partita di Palermo, comunque, è cominciata e Conte ha lanciato il primo dado: "Siamo qui per aiutare il popolo libico a decidere del suo futuro". Anche se Haftar, tassello chiave nel puzzle del paese nordafricano, ha tirato la corda fino all'ultimo, il premier italiano ha ottenuto un primo, piccolo, successo.
C'è stato anche un incontro (martedì) con gli altri tre contendenti libici - il premier Fayez al Serraj, il presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh ed il capo dell'Alto Consiglio di Stato Khaled al Meshri - ma poi Haftar non ha partecipato alla "sessione plenaria" ed è subito ripartito dall'Italia. Le agenzie riportano che durante l'incontro il generale avrebbe assicurato che Sarraj potrà restare al suo posto fino alle elezioni. "Non si cambia cavallo mentre si attraversa il fiume", avrebbe detto Haftar ad al Sarraj.
A Tripoli regna il caos. C’è nella capitale un governo guidato da Fayez al Serraj, appoggiato da Italia e Onu. C’è poi a Bengasi quello del generale Haftar, sostenuto da Egitto, Russia e Francia (fallito il tentativo di Parigi di indire nuove elezioni in Libia nel mese di dicembre).
Il punto è che le divisioni non sono soltanto interne alla Libia. Francia e Italia sembrano avere obiettivi differenti e anche gli Stati Uniti vorrebbbero dire la loro. D’altronde la Libia è un paese ricco di materie prime, in particolare petrolio e gas.