Lavorare insieme a una soluzione della crisi libica. È quanto il premier Giuseppe Conte ha chiesto al presidente russo Vladimir Putin, in un colloquio nell’ambito del Belt and Road Forum a Pechino.
Della situazione nel paese nordafricano - dove l’Italia ha numerosi interessi economici legati in particolare a gas e petrolio - il capo dell’esecutivo italiano ne ha parlato anche con il leader egiziano, attore principale dell’ennesima svolta autoritaria. L’ultima è dei giorni scorsi, quando Al Sisi ha avuto il via libera dal Parlamento per poter restare in carica fino al 2030 in virtù di alcune modifiche costituzionali.
"Al Sisi è molto preoccupato per i terroristi, sia per il rischio di infiltrazioni dalla Libia sia perché dalla Siria si stanno spostando terroristi. Condividiamo le medesime preoccupazioni e l'obiettivo di stabilizzazione della Libia con un percorso politico che porti a libere elezioni. Ci interroghiamo sulla modalità più efficace per raggiungerlo" spiega Conte.
Conte con Al Sisi ha parlato anche del caso Regeni, esprimendo la sua insoddisfazione per lo stallo dell'inchiesta sulla morte del giovane ricercatore ucciso in Egitto nel 2016. "Non avremo pace finché non avremo la verità", le parole di Conte al leader egiziano.