"Deadly Dust – Made in the Usa: Uranium Weapons Contaminating the World" (La polvere mortale made in Usa: le armi all’uranio impoverito stanno contaminando il mondo) è l’ultimo libro di Frieder Wagner. L’accusa dell'autore è tutta nel titolo.
Le armi all’uranio sono prodotte a partire dalle scorie radioattive. Circa 30-40 anni fa gli ingegneri militari scoprirono che l’uranio è circa due volte più pesante del piombo. Se l’uranio impoverito viene trasformato in un’arma, in una frazione di secondo può far breccia, ad esempio, nella blindatura di un carro armato e in quel caso si forma una polvere che a una temperatura compresa tra 3000 e 5000 gradi esplode, distruggendo il carro.
Dopo essere stato utilizzato, l’uranio impoverito (che è fonte di radiazioni alfa) prende fuoco e si formano nanoparticelle 100 volte più piccole dei globuli rossi, spiega Wagner. Dunque, si viene a creare una sorta di "gas metallico" che l’uomo può respirare e che può essere trasportato dal vento. L’uomo, respirandolo, rischia di sviluppare il cancro.
Questo tipo di armi sono state usate durante le due guerre in Iraq: 1991 e 2003. E, poi, ancora in Kosovo, Jugoslavia e Bosnia nel 1995, così come in Afghanistan dal 2001 fino ad oggi. Sebbene diversi paesi hanno lavorato allo sviluppo di armi all’uranio impoverito, sono state ad ora utilizzate soltanto dagli Stati Uniti.
E di prove ne sono state raccolte molte. La contaminazionazione è stata rilevata nella terra e negli animali. L’impronta digitale nucleare non si cancella, semmai si disperde. Ma fa nascere comunque bambini deformati.
Wagner parla anche di militari italiani. Dei circa 2000 allora presenti in Iraq e Kosovo 109 in seguito si ammalarono di cancro e morirono. Alcune famiglie intentarono cause poi vinte con risarcimenti oscillanti tra i 200 mila e 1,4 milioni di euro. Non basterà, tuttavia, a fermare il soffio del vento e quella maledetta polvere.