Il 18 febbraio una grande manifestazione di protesta per “la difesa della democrazia” si è svolta a Città del Messico nel giorno in cui Claudia Sheinbaum ha ufficializzato la sua candidatura alle presidenziali per il partito al potere.
A pochi giorni dall’apertura della campagna elettorale per le presidenziali del 2 giugno, decine di migliaia di persone si sono riunite allo Zócalo, la piazza più grande dell’America Latina, per contestare un progetto di revisione della costituzione presentato dal presidente Andrés Manuel López Obrador.
“La democrazia non si tocca”, ha affermato Lorenzo Córdova, ex presidente dell’Istituto nazionale elettorale (Ine), sotto le finestre del Palazzo nazionale, sede della presidenza. Córdova contesta in particolare l’elezione diretta dei membri della magistratura: “López Obrador vuole che la giustizia sia dispensata da magistrati eletti con il sostegno del partito di maggioranza”.
Il 16 febbraio il presidente di centrosinistra López Obrador, che si scaglia regolarmente contro l’Ine e la corte suprema, aveva definito la manifestazione “un tentativo di difendere la corruzione”.
Il 18 febbraio Claudia Sheinbaum, candidata del partito al potere e grande favorita alle presidenziali, ha intanto registrato ufficialmente la sua candidatura. “Per la prima volta nella storia il Messico eleggerà come presidente una donna progressista”, ha affermato Sheinbaum, ex sindaca di Città del Messico e fisica di formazione, uscendo dalla sede dell’Ine.
Grazie anche alla popolarità di López Obrador, Sheinbaum ha un netto vantaggio nei sondaggi su Xóchitl Gálvez, candidata di una coalizione di tre partiti d’opposizione (64 a 31 per cento). Un terzo candidato, Jorge Álvarez Máynez, del Movimento dei cittadini (centrosinistra), è fermo al 5 per cento, secondo i sondaggi.
