Il primo ottobre Claudia Sheinbaum è diventata la prima presidente donna nella storia del Messico, insediandosi per un mandato di sei anni in cui dovrà affrontare, tra le altre cose, la piaga della violenza legata al narcotraffico.
Sheinbaum ha preso il posto del suo compagno di partito Andrés Manuel López Obrador, che ha lasciato l’incarico con un indice di popolarità superiore al 70%.
“Sono una madre, una nonna, una scienziata, una donna di fede e da oggi, per volontà del popolo messicano, la presidente”, ha affermato Sheinbaum, 62 anni, davanti ai deputati e ai senatori.
A giugno Sheinbaum, candidata del Movimento rigenerazione nazionale (il partito di sinistra Morena), aveva vinto le elezioni presidenziali con quasi il 60% dei voti.
Il partito Morena e i suoi alleati dispongono di una maggioranza qualificata in parlamento che gli permette di modificare la costituzione senza il consenso dell’opposizione.
La nuova presidente ha esposto le dieci priorità del suo programma di governo, ribadendo il suo approccio alla questione della sicurezza e della lotta ai cartelli della droga: più intelligence e indagini, rafforzamento della guardia nazionale e zero impunità.
Da quando l’ex presidente Felipe Calderón ha schierato l’esercito contro i cartelli della droga, nel 2006, il Messico ha registrato più di 400mila morti e circa centomila persone scomparse.
Sheinbaum, ex sindaca di Città del Messico, si è insediata tra le polemiche a causa della recente approvazione di una riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta dei giudici, compresi quelli della Corte suprema. Una decisione che preoccupa gli Stati Uniti e gli investitori..