La piazza algerina ha vinto e, con la spinta dell’esercito, ha messo fine a vent’anni di potere di Abdelaziz Bouteflika. Il presidente algerino ha deciso di non presentarsi alle elezioni per un quinto mandato e ha rinviato il voto del 18 aprile. Ha fatto, quindi, dimettere il premier, Ahmed Ouyahia, per rimpiazzarlo con l’attuale ministro dell’Interno, Noureddine Bedoui. “La mia situazione, la mia età mi permettono soltanto di compiere il mio ultimo dovere”, ha spiegato l’anziano presidente, gravemente malato dal 2013. Bouteflika ha promesso una struttura di leadership ad interim per pianificare nuove elezioni.
A spingere Bouteflika, rientrato il 10 marzo nel Paese, a quest’ultima mossa è stato l’esercito. “Condividiamo le stesse aspirazioni e valori del popolo per una visione comune del futuro dell’Algeria”, ha avvertito il capo di Stato maggiore, Ahmed Ghaid Salah, parlando agli studenti delle scuole militari. Un cambio di rotta rispetto alle dichiarazioni rilasciate all'inizio delle proteste (il 22 febbraio), quando Salah, che è anche vice-ministro della Difesa, aveva sminuito il valore delle manifestazioni, definendole un tentativo di “procedere verso l’ignoto” o di “tornare agli anni della guerra civile”.
Il primo Paese europeo ad accogliere positivamente il ritiro della candidatura è stata la Francia, che con il ministro degli Esteri, jean-Yves Le Drian, ha “salutato le misure per il rinnovamento del sistema politico”. La piazza ha cominciato i festeggiamenti per quella che appare una vittoria.