È una prima risposta quella che i Ventisette hanno deciso di dare alla scelta russa di riconoscere l’indipendenza di due Repubbliche separatiste ucraine e di inviare nuovi soldati nella regione. Tra le misure sanzionatorie quella più rilevante (al momento) riguarda il settore economico: l’Ue bloccherà l’accesso dello Stato e del governo russi ai mercati finanziari europei. Berlino intanto ha sospeso la certificazione del gasdotto Nord Stream 2.
Le misure prevedono la messa al bando di persone ed entità coinvolte nella decisione russa: gli esponenti della Duma, che hanno votato a favore del riconoscimento dell’indipendenza, così come 27 persone e società coinvolte nella decisione russa in Ucraina. Il presidente Vladimir Putin non fa parte della lista degli individui sanzionati. Vengono, in compenso, colpite anche le banche che operano nelle regioni separatiste, così come l’import-export con quelle zone.
L’elemento più interessante riguarda – secondo l’Alto Rappresentante per la Politica e di Sicurezza Josep Borrell - “il divieto per lo Stato e il governo russi di accedere ai mercati finanziari europei, limitando in questo modo il finanziamento delle politiche economiche del paese. Le sanzioni faranno del male alla Russia, molto male.” Dettagli più precisi emergeranno al momento della pubblicazione delle sanzioni nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue, entro la settimana.
Della stessa natura sono le sanzioni statunitensi. Da Washington, il presidente Joe Biden ha annunciato misure che isoleranno la Russia dai capitali occidentali: “Stiamo mettendo in atto ampie sanzioni sul debito sovrano russo. Questo significa che stiamo tagliando fuori il governo russo dai finanziamenti occidentali”. Il presidente ha parlato anche di misure sanzionatorie contro le “élites russe”, mentre gli Stati Uniti continueranno a rifornire l’Ucraina di “armi difensive”.
Intanto da Londra, il governo Johnson ha deciso di colpire cinque banche russe - Rossiya, IS Bank, General Bank, Promsvyazbank e Black Sea Bank - oltre che 3 oligarchi, tra i quali il magnate Gennady Timchenko, proprietario del Volga Group.
Nel loro complesso, le sanzioni sembrano piuttosto ‘light’ e probabilmente sono destinate a non incidere sugli equilibri (ad esempio il gas russo continuerà ad arrivare in Germania e in altri stati europei indipendentemente dal Nord Stream 2) tra i paesi occidentali e Mosca che già da tempo guarda a Oriente, verso la Cina, e ha avviato la de-dollarizzazione della sua economia.
La scelta di non voler infierire non stupisce: l’Occidente sa che le sanzioni (che non sembrano spaventare la Russia) possono rivelarsi un boomerang e che la soluzione meno traumatica per tutti, ad eccezione di Kiev, potrebbe essere la finlandizzazione dell’Ucraina. Ovvero, esattamente ciò a cui punta Mosca.