Con il 98% dei voti scrutinati, in Danimarca i socialdemocratici di Mette Frederiksen si confermano primo partito con il 26%, pur perdendo lo 0,3% rispetto alle elezioni del 2015. Ma, al contrario di quattro anni fa, questa volta potranno contare sul sostegno di altre forze di sinistra in crescita per raggiungere la maggioranza di 90 seggi su 179.
Guadagna voti invece il Partito liberale del premier uscente Lars Loekke Rasmussen, che arriva al 23,4% (+3,9% rispetto al 2015), ma non gli alleati del blocco conservatore. In particolare, il partito dell'Alleanza liberale ottiene il 2,3%, con il leader e attuale ministro degli Esteri Anders Samuelsen che non entrerà nel nuovo parlamento. I populisti xenofobi del Partito del popolo danese precipitano dal 21,1% all'8,8, mentre la Nuova Destra entra con 4 seggi in Parlamento.
Oltre alla priorità su ambiente e welfare, punto cardine della vittoria della nuova leader dello storico partito socialdemocratico danese è la linea di tolleranza zero sull'immigrazione. La Danimarca, insieme alla Svezia, è il paese con la più alta densità di migranti dell'Ue. Il paese scandinavo, tuttavia, può contare anche su performance macroeconomiche elevate. Membro dell'Ue e della Nato ma non dell'Eurozona, gode di una crescita media annua del 2,2% e una disoccupazione del 3,7%, inferiore anche a quella della Baviera, lo Stato federale più ricco della Germania.