L’inferno egiziano di Giulio Regeni: legato con catene di ferro e seviziato nella stanza 13

Legato con catene di ferro e seviziato nella stanza 13. La procura di Roma chiede il giudizio per quattro ufficiali della National Security Agency. Ma gli interessi economici in gioco con l’Egitto sono molto alti come dimostra la visita del presidente egiziano Al Sisi a Parigi

L’inferno di Giulio Regeni: legato con catene di ferro e seviziato

La vita di Giulio Regeni è stata spezzata dopo giorni di interminabili sevizie e tormenti inflitti in una stanza dell’orrore. La numero 13, al primo piano di un villino degli anni ‘50 nel centro del Cairo. A due chilometri in linea d’aria dall’ambasciata italiana, cui dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016 le autorità egiziane avevano ripetuto di ignorare dove fosse quel giovane ricercatore.

Gli uomini che portano la responsabilità del sequestro, delle torture e dell’ omicidio di Giulio sono quattro ufficiali della National Security Agency: Sabir Tariq, generale presso il Dipartimento della sicurezza nazionale; Ibrhaim Kamel Athar, colonnello, direttore di ispezione presso la Direzione della sicurezza di Wadi-Al-Jadid; Helmy Uhsam, colonnello, già in forza alla Direzione della sicurezza nazionale; Sharif Abdelal Maghdi, maggiore del servizio presso la sicurezza nazionale.

La procura di Roma ne chiede il giudizio.

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