Nonostante le apparecchiature elettroniche siano una ricca fonte di metalli, ogni anno ne vengono scartate milioni di tonnellate. L'Unione internazionale delle telecomunicazioni, un'agenzia delle Nazioni Unite, stima che nel 2016 siano stati generati circa 45 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e prevede che la cifra salirà a 50 milioni di tonnellate entro il 2021. Basti pensare che nel solo 2016 sono state scartate 435 mila tonnellate di telefoni, nonostante contenessero fino a 9,4 miliardi di sterline in metalli.
Da qui l’idea di separare le materie prime estraendole da quelli che sono considerati rifiuti altamente inquinanti: nascono così le “miniere urbane”. Un tradizionale televisore a tubo catodico contiene infatti circa 450 g di rame e 227 g di alluminio, oltre a circa 5,6 g di oro. Le cifre, ottenute analizzando i dati di otto aziende di riciclaggio in Cina, emergono da uno studio congiunto della Tsinghua University di Pechino e della Macquarie University di Sydney, pubblicato recentemente sulla rivista Environmental Science & Technology. Tradotto: 350 grammi di oro per tonnellata di materia prima proveniente da rifiuti elettronici, a confronto di cinque o sei grammi che possono essere estratti da una miniera d’oro tradizionale. Il tutto con un costo 13 volte inferiore.
Le cifre sono da capogiro e l’e-waste promette di essere un grande business. Attualmente la maggior parte dell'attenzione è focalizzata sui dispositivi televisivi, poiché esiste una enorme quantità di questi prodotti, ma in futuro la fonte più comune di rifiuti elettronici sarà costituita dagli smartphone. I telefoni in genere contengono fino a 60 elementi, compresi metalli rari come l'iridio, che viene utilizzato nella tecnologia touch screen ed estratto principalmente in Cina, il cui prezzo è in costante aumento, e il tantalio. In uno studio pubblicato lo scorso anno, Greenpeace ha calcolato che gli “e-waste” della produzione di smartphone hanno raggiunto 3,3 milioni di tonnellate nel 2014. Le case produttrici dovrebbero fare uno sforzo per assicurare che i loro prodotti possano essere recuperati alla fine della loro vita utile. A questo proposito, Apple ha recentemente presentato un robot - chiamato Daisy - in grado di smontare fino a 200 iPhone all’ora, separando le parti e rimuovendo componenti riutilizzabili.
Le aziende di elettronica sono, tuttavia, alla ricerca di modi per utilizzare materiali di minor valore nei loro prodotti, rendendo quindi “più costoso trattare la prossima generazione di articoli elettronici, dal momento che avranno meno valore intrinseco da recuperare”, afferma Mr Read, direttore di una delle maggiori società britanniche di riciclaggio e smaltimento rifiuti. Il vero valore per gli “e-miners" potrebbe, quindi, risiedere nei prodotti più vecchi.