L’enorme quantità di rifiuti di plastica generata dal mondo ha aperto le porte alle reti criminali. Un recente rapporto Interpol (‘Tendenze criminali emergenti nel mercato globale dei rifiuti di plastica da gennaio 2018’) rivela, infatti, l’aumento della criminalità nella gestione (commercio e trattamento) globale dei rifiuti di plastica.
Lo studio evidenzia l’esistenza di spedizioni illegali lungo rotte commerciali di rifiuti di plastica transregionali e intraregionali, mettendo in luce una vera e propria ‘Plastica connection’.
“La presenza di attività criminali relative ai rifiuti è una minaccia crescente che getta le sue radici in un problema più profondo: l’incapacità di gestire sia l’utilizzo che la nostra produzione di plastica – spiega Isabella Pratesi, direttore conservazione di Wwf Italia -. A fianco del crescente e pervasivo inquinamento, ora assistiamo anche alle sue implicazioni criminali”.
Per decenni, la Cina ha rappresentato una soluzione ‘facile’, ricevendo la metà dei rifiuti di plastica del mondo, Europa compresa. Nel 2018, a seguito della sua azione per limitare le importazioni di rifiuti di plastica, il traffico è stato reindirizzato: nel mirino dei trafficanti ci sono ora i paesi asiatici in via di sviluppo.
Ma anche in quegli Stati, il percorso comincia a presentare alcuni ostacoli. Ad esempio, nel maggio 2020 la Malesia ha avviato il costoso e vasto processo di ‘rimpatrio’ di 3.737 tonnellate di rifiuti di plastica verso 13 diversi paesi da dove erano provenute.