I leader dei sette Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo hanno dichiarato di essere pronti a sostenere sanzioni dell’Ue (che potrebbero essere discusse al Consiglio europeo il 24 e 25 settembre) contro la Turchia se Ankara si dimostrerà indisponibile al dialogo dopo l’inasprirsi dei contenziosi marittimi.
“È chiaro che la Turchia non è più un partner nella regione del Mediterraneo orientale”, ha sottolineato il presidente francese, deplorando in particolare la firma da parte di Ankara di “accordi inaccettabili con il governo libico che negano i legittimi diritti della Grecia” e le pratiche di trivellazione turche “inaccettabili” nella zona economica esclusiva cipriota.
Dopo la firma di un accordo marittimo tra Atene e Il Cairo, Recep Tayyip Erdogan ha annunciato all’inizio di agosto la ripresa degli studi dei fondali alla ricerca di idrocarburi in un’area contesa del Mediterraneo orientale. Queste attività sono considerate “illegali” dall’Ue.
Intanto il presidente francese ha annunciato un rafforzamento temporaneo della presenza militare francese nella regione. A seguito di questa iniziativa, la Turchia ha accusato la Francia di comportarsi “da gangster e di accentuare le tensioni con la Grecia”.
Brusca la reazione di Omer Celik, portavoce del partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) al governo: “Questo è un vecchio e spudorato trucco dei colonialisti. Macron sta cercando di nascondere la sua incapacità di guidare la Francia con una politica estera aggressiva e di sfruttare la Grecia ricoprendo il ruolo di colonizzatore nel Mediterraneo orientale”.