Dal primo gennaio 2021 la Cina vieta tutte le importazioni di rifiuti solidi da altri Paesi. Un cambiamento epocale per una nazione che dagli anni Ottanta si occupa di smaltire e riciclare gli scarti del globo.
Fino al 2017 la Cina aveva lavorato quasi la metà dei prodotti riciclati di tutto il mondo, circa 45 milioni di tonnellate (t) l’anno tra metallo, plastica e carta. Poi queste cifre sono iniziate a scendere fino ai 7,18 mln di t registrate quest’anno (il dato si ferma a novembre).
E l’Ue occupa un ruolo di primo piano. Si stima che negli ultimi decenni la Cina abbia ‘assorbito’ quasi il 95% della plastica usata nell’Unione e il 70% di quella negli Stati Uniti. Ora, questo materiale dovrà trovare nuovi mercati per l’export. Intanto il sud est asiatico (Malesia, Vietnam, Thailandia, Indonesia), Medio Oriente e Turchia hanno iniziato a occuparsi dei rifiuti esteri, ma non sempre legalmente.
Anche l’Italia non è esente da questi meccanismi, dato che siamo all’11° posto tra i principali esportatori di rifiuti plastici al mondo. Nel 2018 abbiamo spedito all’estero 197 mila tonnellate, per un giro di affari di 58,9 milioni di euro.