Petrini (Slow Food): “Serve un cambio di paradigma. Attenzione all’economia locale. Non all’online”

Carlo Petrini, il fondatore del movimento, vede una sensibilità maggiore, soprattutto dei giovani per il cibo buono, pulito e giusto. E spiega quale sia il vero senso della sostenibilità…

Petrini (Slow Food): “Serve un cambio di paradigma”
Carlo Petrini

C’è una sensibilità maggiore dei cittadini, e soprattutto dei giovani, alla sostenibilità e all’attenzione al cibo “buono, pulito e giusto”, come il suo motto. Ne è convinto Carlo Petrini, punto di riferimento del settore agroalimentare e fondatore di Slow Food, l’associazione internazionale non profit nata più di trenta anni fa come antidoto alla ‘fast life' e oggi presente in 160 Paesi.

In un’intervista a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School, Petrini sottolinea la necessità di un cambio di paradigma perché, spiega, il senso vero della sostenibilità sta nell’essere qualcosa che dura nel tempo. Abbandonare il consumo e il profitto, quindi, per focalizzarsi sui beni comuni e l’economia circolare. E alla politica dice: serve attenzione all’economia locale e ai territori e non ad un’economia online decentralizzata di pochi che non pagano le tasse nei Paesi in cui operano.

Ma torniamo alla parola chiave. Petrini evidenzia: “C’è una grande confusione sul termine ‘sostenibilità'. Molti pensano che derivi da ‘sostenere’ e quindi se si fanno delle scelte devono essere fatte per sostenere gli investimenti economici e la produzione. Invece, non è questo il significato della sostenibilità che deriva, piuttosto, da ‘sustain’, il pedale del pianoforte che allunga la durata delle note; allora hanno ragione i francesi quando traducono sostenibile con ‘durable’. Perché il senso vero della sostenibilità è qualunque iniziativa che io intraprendo - nel metodo di produrre o di distribuire o di viaggiare o di realizzare allevamenti o produzioni di cibo - tale che i risultati di queste azioni possano durare di più nel tempo. È questo il significato vero ed è un cambio di paradigma.”

“Prima si pensava che le cose prima si consumavano è meglio era – aggiunge - e se duravano poco anche meglio, purché il sistema produttivo e distributivo e consumistico fosse l'elemento più importante che valorizzava il Pil, oggi si comincia a capire che i risultati delle nostre azioni devono mirare a fare in modo che quel prodotto e quella iniziativa che ho intrapreso abbia una più lunga durabilità. Allora capiamo anche che c'è un diverso modo di concepire il rapporto che abbiamo con la natura. Prima il focus più importante era il consumo e il profitto oggi il baricentro si sposta sui beni comuni, sui beni relazionali e su un certo tipo di economia circolare che garantisce che non si butta via niente, che c'è meno spreco e che i prodotti durano di più.”

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