L’Amazzonia è sempre più un’emergenza globale. A un anno di distanza, la distruzione pare intensificarsi: pur con modalità diverse, il polmone verde del pianeta brucia e nel mese di luglio 2020 i roghi sono stati 6.803, il 28% in più rispetto al luglio 2019. Il dato è ancora più allarmante nel Pantanal, l’ampia regione che include le foreste pluviali di Brasile, Bolivia e Paraguay. Qui gli incendi sono triplicati.
Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, accusato sul fronte interno e additato dalla comunità internazionale come primo responsabile di questo disastro, lo scorso anno licenziò il direttore dell’Inpe, responsabile a suo dire di aver creato un allarme internazionale ingiustificato. Il governo di Brasilia ha poi assegnato all’Esercito il controllo dell’Ibama (Istituto per l’ambiente) e del Chico Mendes (Ente per la conservazione della biodiversità).
I dati del Global Forest Watch rilevano che nel 2019, a livello mondiale, abbiamo perso 11,9 milioni di ettari di foresta, di cui 3,8 milioni di foreste tropicali. Solo in Brasile, l’anno scorso sono stati distrutti 1 milione e 361 mila ettari di foresta tropicale.
Secondo uno studio del Chain Reaction Research), c’è un forte legame tra incendi, deforestazione, agricoltura, produzione ed esportazione di materie prime. Scendendo più nel dettaglio, un’analisi di Etifor, ente di ricerca legato all’Università di Padova, stima che dal 2000 al 2010 l’Europa abbia importato in media 36.585 milioni di tonnellate l’anno di carne, soia e olio di palma, equivalenti a 225.400 ettari di deforestazione su base annuale.
E pensare che la foresta varrebbe la pena lasciarla in piedi anche dal punto di vista economico. Un articolo pubblicato su Nature spiega che un ettaro di foresta amazzonica rende ogni anno 148 dollari se trasformato in terreno da allevamento, 1.000 dollari se impiegato per l’estrazione di legname distruggendo tutti gli altri tipi di arbusti e 6.820 dollari se la foresta viene ‘rispettata’, limitandosi a raccogliere frutta, lattice e legname.
Nel frattempo, la devastazione del polmone verde continua.