Via libera dagli Stati membri dell’Ue alla nuova direttiva sulle case green. I ministri europei al Consiglio Ue Ecofin hanno confermato l’accordo raggiunto con l’Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell’Ue a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno votato contro l’intesa, mentre Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.
Nel Consiglio a Lussemburgo “abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, l’iter si è purtroppo concluso. La posizione italiana è nota. Il tema è ‘chi paga?’, visto che abbiamo in Italia delle esperienze abbastanza chiare in proposito”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a margine dell’Ecofin nella capitale del Granducato. La direttiva è stata, quindi, approvata a maggioranza qualificata.
Il via libera definitivo dagli Stati membri chiude l’iter tormentato di una direttiva (proposta dalla Commissione a fine 2021), che fin da subito ha alimentato un’aspra polemica in Italia, soprattutto per l’assenza di finanziamenti da parte dell’Ue.
La direttiva sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo. I 27 Stati avranno poi due anni di tempo per adeguarsi.
A partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici lo standard si applicherà dal 2028. L’Ue ha, inoltre, deciso che almeno il 16 per cento degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26 per cento entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16 per cento dal 2030 e del 20-22 per cento entro il 2035.
La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annuali per la ristrutturazione degli edifici. Una cifra talmente elevata da sollevare che renderà quantomeno complicata l’attuazione della direttiva: vista l’altissimo numero di edifici coinvolti, l’unico modo di attuarla è probabilmente finanziarla con debito comune.