Nestlé, il più grande produttore al mondo di prodotti alimentari confezionati con marchi come Nescafe e l'acqua Perrier, lotta da anni contro il rallentamento delle vendite.
Poi, la svolta. La multinazionale svizzera unirà il Centro di ricerca e l'Institute of Health Sciences (NIHS) in un'unica organizzazione chiamata Nestlé Research. Continuerà ad avere sede a Losanna e occuperà 800 persone.
Il gruppo svizzero spera, così, di competere più efficacemente con altri big, come Danone, Unilever, Kraft Heinz e Kellogg, ma anche con le piccole e medie imprese.
Le Pmi, che hanno il vantaggio di essere più agili, stanno acquisendo sempre più importanza sul mercato. Negli Stati Uniti - il più grande mercato alimentare al mondo - i marchi più piccoli hanno rappresentato nell’arco di un decennio circa il 15% di un settore da 464 miliardi di dollari. Ma nel solo 2017 ha fatto registrare il 5%.
Nestlé ha speso 1,73 miliardi di dollari in R&S lo scorso anno, in lieve calo rispetto al 2016, ma in aumento del 22% se confrontato con il 2012. Nello stesso periodo, tuttavia, le vendite della società elvetica sono diminuite del 2,6%.
Prova ad abbozzare una spiegazione l'analista di Wells Fargo, John Baumgartner: “In 10 grandi aziende alimentari statunitensi quotate in borsa, le spese mediane per R&S e marketing sono diminuite del 20% negli ultimi cinque anni". Spesso, invece, fa la differenza la passione, che è poi l’elemento distintivo nelle Pmi. E quella non è correlata alla R&S.