Ivanka Trump, figlia del presidente degli Stati Uniti, ha registrato sette nuovi marchi in Cina. Che, quindi, possono ora essere utilizzati a scopo commerciale in vari settori: dai libri agli articoli per la casa.
Più o meno simultaneamente, nel mese di maggio, Donald Trump aveva promesso di voler trovare un modo per evitare il fallimento di Zte, un'importante compagnia di telecomunicazioni cinese, che ha però alle spalle una storia di violazione dei limiti imposti dagli Stati Uniti sul commercio con paesi come l'Iran e la Corea del Nord.
Sei giorni prima di questo annuncio, il 7 maggio, la Cina ha dichiarato di aver approvato cinque marchi depositati da Ivanka. Poi, il 21 maggio, ne sono stati autorizzati altri due. In totale, la signora Trump ha ora 34 marchi nella seconda economia del mondo.
Tuttavia, lo straordinario tempismo sta sollevando dubbi sul doppio binario impostato dai Trump: in superficie una più o meno apparente guerra commerciale e al di sotto un’intensa attività commerciale da buoni negoziatori privati.
Lo stesso Donald ha più di 100 marchi in Cina e ulteriori interessi in altri paesi orientali. Il 15 maggio, la società Mnc Group, che sta costruendo un hotel a sei stelle e un campo da golf in Indonesia per conto della Trump Organization, ha dichiarato di aver stretto un accordo con la Metallurgical Corporation of China. Tutto torna?