La storia di Transsion è quella di un’azienda sui generis. Si tratta di un gruppo cinese perlopiù sconosciuto nella seconda economia al mondo. Eppure è entrato lo scorso anno nella Top 5 dei maggiori produttori di smartphone al mondo, dietro Samsung, Apple, Xiaomi e Oppo.
Totalmente ignota anche nei Paesi occidentali, l’azienda con sede a Shenzhen, nel sud della Cina, ha costruito il suo successo con discrezione grazie ai consumatori africani.
Nel 2017, nove anni dopo aver commercializzato il suo primo dispositivo in Nigeria, ha detronizzato Samsung per affermarsi come l’impresa numero 1 nel settore della telefonia nel continente.
Con la sua popolazione in rapida crescita e sempre più connessa, l’Africa sta stuzzicando l’appetito degli attori tecnologici cinesi. Mentre Huawei e ZTE sono all’avanguardia nella fornitura di apparecchiature di rete, Transsion detiene ormai più del 40 per cento del mercato africano degli smartphone e addirittura più del 70 per cento nel segmento della telefonia di base.
Da Lagos a Dar es Salaam passando per Kinshasa, è impossibile sfuggire ai suoi tre marchi (Tecno, Infinix e Itel), i cui loghi adornano invariabilmente le bancarelle dei rivenditori.
La strategia vincente di Transsion è basata su un’offerta adattata alle esigenze degli utenti africani: i telefoni dell’azienda cinese sono stati i primi a offrire più slot per schede Sim. Le batterie sono particolarmente durevoli e le tastiere integrano lingue africane come l’amarico, parlato in Etiopia, o anche lo swahili e l’hausa.
La principale carta vincente di Transsion resta comunque un rapporto qualità-prezzo imbattibile, un argomento essenziale nella povera Africa subsahariana. Tuttavia, l’azienda non vuole restare confinata allo status di produttore a basso costo: il suo portafoglio di prodotti si sta evolvendo verso fasce di prezzo più elevate comprese tra 91 e 182 euro.