La Germania sembra salita sull’ottovolante: nell’arco di 24 ore due notizie che scuotono i tedeschi (e non solo). Prima l’affermazione dell’ultradestra tedesca nell’ex Germania dell’Est. E poi la notizia shock rilasciata da Volkswagen: il colosso simbolo dell’auto tedesca, il 2 settembre ha fatto sapere di non poter più escludere la chiusura di impianti in Germania. Sarebbe la prima volta negli 87 anni di storia dell’azienda.
Volkswagen sta infatti intensificando le sue misure di austerità e vuole anche ridurre massicciamente i costi del personale. Come annunciato dal consiglio direttivo guidato dal CEO Oliver Blume, “l’azienda sta pianificando un pacchetto di misure che probabilmente causeranno grandi sconvolgimenti tra i lavoratori”.
Il colosso automobilistico tedesco ha dichiarato lunedì di non poter escludere chiusure di fabbriche e licenziamenti, in quanto intende tagliare circa 4 miliardi di euro in più rispetto a quanto inizialmente previsto in un ampio piano di risparmi. Si chiude così uno storico programma di sicurezza del posto di lavoro in vigore dal 1994.
“L’industria automobilistica europea si trova attualmente in una situazione difficile e seria. L’ambiente economico è peggiorato e nuovi concorrenti stanno spingendo verso l’Europa. La Germania sta perdendo terreno come sede competitiva. Come azienda, dobbiamo agire”, ha spiegato Blume.