Il colosso tedesco metalmeccanico, Thyssenkrupp, ha registrato una perdita netta pari a 131 milioni di euro nel secondo trimestre. “Non siamo soddisfatti dei risultati attuali", ha affermato l’amministratore delegato ad interim, Guido Kerkhoff. E ora gli investitori chiedono un radicale rinnovamento.
La società, che produce da ascensori e sottomarini a parti di automobili, ha già annunciato la settimana scorsa di aver rivisto al ribasso le previsioni per il 2018. L'utile operativo netto del gruppo è sceso del 46% a 332 milioni di euro, mentre i ricavi sono aumentati del 2% a 11,2 miliardi.
Thyssenkrupp, fondata 207 anni fa, è entrata in difficoltà da quando Heinrich Hiesinger, l’ex ceo, ha rassegnato le dimissioni lo scorso mese, poco dopo aver completato la storica fusione con l’indiana Tata.
Anche il capo del consiglio di Sorveglianza, Ulrich Lehner, ha lasciato il suo incarico, avvertendo che molti posti di lavoro sarebbero messi a rischio – sono 159 mila gli occupati del gruppo nel mondo - dal piano di ristrutturazione chiesto da investitori come Cevian e l'hedge fund statunitense Elliott.
Ma la proposta è stata respinta al mittente da Lehner, che ha anche criticato Ursula Gather, capo della Krupp Foundation ovvero l'azionista di riferimento della società con una quota del 21%, per aver assecondato con alcune dichiarazioni, poi ritrattate, le richieste di Cevian ed Elliott.
A questo punto crescono i timori sulla società che secondo alcuni avrebbe di fronte a se due scenari: spezzatino (divisione del gruppo) o persino lo spettro del fallimento.