Non studiano, non lavorano, e non sono in formazione. Si chiamano Neet (l'acronimo sta per Not Engaged in Education, Employment or Training) e l'Italia registra la terza quota più elevata tra i Paesi dell'Ocse: il 26% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni si trova in tale condizione, rispetto alla media Ocse del 14%. È quanto emerge dal Rapporto Ocse "Education at a glance 2019" presentato oggi.
L'Italia spende circa il 3,6% del Pil per l'istruzione dalla scuola primaria all'università, una quota inferiore alla media Ocse del 5% e uno dei livelli più bassi di spesa tra i Paesi dell'area. E il montante è diminuito del 9% tra il 2010 e il 2016.
Il risultato è che soltanto il 19% dei 25-64enni ha un’istruzione terziaria a fronte di una media Ocse del 37%. Eppure la laurea conviene. In Italia, gli adulti con un’istruzione universitaria guadagnano il 39% in più rispetto agli adulti diplomati, sebbene la percentuale salga al 57% nella media Ocse.
Dai dati appare evidente che, fino a quando si continuerà a considerare le voci di bilancio riguardanti l'istruzione come una spesa invece che come un investimento, al nostro Paese continueranno a mancare basi solide sulle quali costruire il futuro.