Sale la temperatura del confronto tra governo e parti sociali in vista della presentazione della riforma delle pensioni che dovrebbe portare a un graduale innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 65 anni da qui al 2031.
Diversi sindacati francesi hanno ribadito, prima di un nuovo incontro con l’esecutivo, la loro ferma opposizione all’incremento dell’età, parlando di una “riforma ingiusta”. Seppellita a fine 2019 dopo scioperi a oltranza e l’avvento della pandemia da Covid-19, la riforma previdenziale è stata tra le grandi promesse non mantenute di Macron nel primo mandato all’Eliseo (2017-2022).
Nella campagna elettorale che lo ha riconfermato alla presidenza lo scorso aprile, Macron si era comunque impegnato a farla varare al più presto in caso di rielezione. Gli occhi sono tutti puntati sulla premier, Elisabeth Borne, che dopo vari rinvii è chiamata a presentare la riforma il 10 gennaio.
La stessa Borne ha tuttavia lasciato aperto uno spiraglio di trattativa. Il livello di età a 65 anni “non è scolpito sulla pietra”, ha detto in una intervista alla radio Franceinfo, aggiungendo che “altre soluzioni” potrebbero essere adottate per raggiungere gli obiettivi di bilancio al 2030.