Da 62 a 64 anni entro il 2030. Il governo francese ha svelato il suo piano, presentando al pubblico l’ultima versione della riforma delle pensioni e precisando le dimensioni dell’innalzamento dell’età pensionabile che in ogni caso sarà graduale: salire tre mesi ogni anno, per tutti coloro nati dopo il ‘68, in modo da raggiungere i 63 anni e tre mesi nel 2027 e l’obiettivo finale nel 2030, quando il sistema previdenziale potrà tornare sostenibile.
L’idea dell’equilibrio finanziario viene tuttavia considerato dalla maggior parte dei francesi (secondo alcuni sondaggi) come una concessione ai mercati e alla loro logica, e non una misura di equità generazionale (il sistema è e continuerà a restare a ripartizione).
A poco è anche servito un altro argomento del governo, che insiste sul fatto che conti previdenziali in ordine possono permettere maggiori investimenti ad esempio in sanità o scuola. In Francia, come del resto in Italia, i cittadini sembrano tuttavia preferire una redistribuzione in contanti che migliori servizi pubblici. Intanto il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha quantificato in 17,7 miliardi di euro i risparmi complessivi.
La riforma non si limita all’aumento dell’età pensionabile, per le quali sono oltretutto previste eccezioni (58 anni per chi ha iniziato a lavorare prima dei 16 anni, 62 per le altre “carriere lunghe”). Il progetto prevede un allungamento dei contributi per ottenere la pensione “piena” a 43 anni, livello da raggiungere nel 2027. La maggior parte dei regimi speciali saranno aboliti. Le pensioni minime saranno inoltre portate a 1.200 euro netti per tutti i pensionati e non soltanto per i nuovi come era inizialmente previsto.