Non è vero che il titolo di studio non incide sui salari. Al primo impiego in media un diplomato non supera una retribuzione di 24.569 euro lordi, mentre quella di un neolaureato è più alta del 32,8% (32.637 euro). Inoltre le prospettive di avanzamento professionale, per i primi, non vanno oltre i livelli impiegatizi. I laureati, invece, nel corso del tempo staccano, e di molto, i coetanei diplomati. È quanto emerge dallo “Starting salaries report” della multinazionale della consulenza Willis Towers Watson, che ha analizzato le retribuzioni in numerosi paesi.
Dunque, studiare conviene. Ma in Italia meno di altri paesi europei. La stessa indagine, infatti, colloca l’Italia agli ultimi posti nei salari lordi e in coda alla classifica nel potere d’acquisto delle retribuzioni reali. In testa c’è la Germania che, nella media, arriva a corrispondere a un neolaureato uno stipendio massimo di 54.351 euro lordi, il 66,5% in più di quanto arriva all’omologo italiano. Seguono Francia (43.325 euro), Regno Unito (32.637 euro) e Spagna (30.598 euro).
La consolazione è magra, perché se si va al reale potere d’acquisto dei salari, i neolaureati italiani scivolano a 19.083 euro. La Germania resta, invece, prima con 38.789 euro e la Francia seconda a 31.793 euro, mentre salgono Spagna (27.719) e Regno Unito (30.388 euro). Il gap, poi, cresce dopo il primo impiego. Mentre, infatti, in Italia a due anni dall’assunzione lo stipendio massimo di un laureato cresce in media del 10%, in Germania e Francia lievita del 20% e in Spagna e Regno Unito addirittura del 25%.