Il 2020 si avvicina, mentre gli obiettivi della strategia Ue per la crescita si allontantanano sempre di più. E il lavoro resta uno dei talloni d’Achille. L'Italia ha un tasso di occupazione del 63%. Raggiungere in pochi mesi il 67%, l’obiettivo, sarà impossibile. D’altronde, il ritardo dell’Italia è strutturale: già nel 2017 la media Ue era al 72,2%, e anche se l'obiettivo del 75% per il 2020 non verrà raggiunto, l'Italia resterà comunque penultima nell’Ue. Peggio fa soltanto la Grecia con il 58%.
A fare il punto sul lavoro è la Fondazione OpenPolis, che in un rapporto compara anche le differenze regionali. I punti di differenza tra il tasso di occupazione della provincia di Bolzano e quello della Regione Sicilia sono 35: la prima arriva al 79%, mentre la seconda si ferma al 44%.
Due Italia anche rispetto al genere. Ci sono 28 punti di differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile. L'Italia mantiene anche il primato negativo della disoccupazione giovanile: la percentuale dei giovani occupati raggiunge appena il 42,7%, anche stavolta ci segue la Grecia. I Neet italiani, cioè i giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in percorsi di formazione, sono il 23,4% della fascia di riferimento (13,4% la media Ue).
In estrema sintesi, poca occupazione e di scarsa qualità. Per numero di lavoratori con contratto a termine siamo al quinto posto con un tasso del 17,6%, mentre in uno Stato ritenuto flessibile come il Regno Unito è pari al 4,8%. E del resto l'aumento del precariato e dei lavoratori a rischio di povertà è un dato assodato in Italia. Se in Europa la percentuale dei lavoratori a rischio di povertà è del 9,4%, nel nostro Paese arriva al 12,3%.