Sulle Alpi piemontesi, a 3.000 metri di altitudine, torna la corsa al cobalto

Nel 2019 la Regione Piemonte ha concesso a un’azienda mineraria australiana una licenza per esplorare la presenza di cobalto, nickel, rame, argento e minerali nella zona di Punta Corna. Nei mesi scorsi la licenza è stata rinnovata: la seconda fase delle esplorazioni è imminente.

Sulle Alpi piemontesi torna la corsa al cobalto
Usseglio (Piemonte)

Usseglio è un piccolo comune alpino a 1.200 metri d’altitudine nel Piemonte nordoccidentale. È noto per il turismo e la produzione di formaggi. E per una miniera di cobalto, chiusa da quasi un secolo, che ora potrebbe tornare in auge.

Nel 2019 la regione Piemonte ha concesso a un’azienda mineraria, l’australiana Altamin, una licenza per esplorare la presenza di cobalto, nickel, rame, argento e minerali associati nella zona di Punta Corna, 2.960 metri d’altitudine, uno dei picchi che dominano Usseglio e, sull’altro versante, il comune di Balme nella vicina val d’Ala. Nel mese di dicembre scorso la licenza è stata rinnovata ed estesa; la seconda fase delle esplorazioni è imminente.

Il sindaco di Usseglio, Pier Mario Grosso, spiega all’Essenziale: “In primavera cominceranno i carotaggi (le perforazioni nel terreno utili a mappare i depositi di minerali, ndr). Purché il territorio sia salvaguardato, ben vengano le miniere”.

Le miniere di Usseglio sono sfruttate dal 1753. Il cobalto allora era ricercato come pigmento colorante. Ma quando i coloranti sintetici hanno preso il sopravvento, estrarre il minerale è diventato inutilmente costoso, e negli anni trenta del secolo scorso la miniera di Punta Corna è stata chiusa.

Da allora però il cobalto ha trovato nuove applicazioni fino alle batterie necessarie alle auto elettriche o per immagazzinare l’energia prodotta attraverso le fonti rinnovabili. All’inizio del secolo la domanda di cobalto ha pertanto cominciato a crescere.

Il punto è che l’Europa deve importarlo (al pari di altri minerali e materie prime). Per ridurre la sua dipendenza l’Ue prova ora a puntare alla diversificazione delle fonti e a incoraggiare la produzione interna. Il che ci riporta ad Altamin: il colosso asutraliano ha una licenza per cercare litio presso Bracciano; ha chiesto di esplorare altri siti tra Liguria ed Emilia-Romagna; punta a sviluppare vecchie miniere di zinco presso Gorno (provincia di Bergamo). C’è poi il progetto di Punta Corna.

Ma una miniera è compatibile con il turismo vicino alla natura, l’economia delle malghe, l’alpinismo, lo sci, le aree protette e tutto il resto? “Non si può dire no a tutto”, risponde Grosso.

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