Vede la luce, tra le proteste degli ambientalisti, un piano atteso da anni. Si è infatti concluso l’iter di approvazione del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), voluto dal ministro della Transizione ecologica (MiTe) Roberto Cingolani.
Il Piano individua quelle aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale e ha l’obiettivo di fornire regole certe agli operatori e di accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale definendo le priorità sia in un’ottica di decarbonizzazione - in linea con gli accordi internazionali sulla tutela dell’ambiente e della biodiversità - sia del fabbisogno energetico. Nella realizzazione del Piano – spiega il ministero - si è tenuto conto dei criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Nel 2021 la produzione domestica di gas ha raggiunto il minimo dal 1954. L’Italia ha toccato il picco di produzione nel 1991 con 21 miliardi di metri cubi e, secondo Nomisma, potrebbe oggi facilmente arrivare a 10 mld di mc in più all’anno, 7 miliardi di euro in valore.
Complessivamente, lo scorso anno, l’Italia ha prodotto circa 3,2 mld di mc di gas in un Paese che ne ha usati poco più di 72. La ripresa delle estrazioni potrebbe portare a un raddoppio della produzione italiana, arrivando così a un 10% circa del fabbisogno nazionale. Ecco perché le organizzazioni ambientaliste bollano il MiTe guidato da Cingolani come il dicastero della finzione ecologica.