Da quando Donald Trump si è tirato fuori dall'accordo nucleare con l'Iran, l'Ue si è mossa per evitare che la situazione degenerasse sul piano politico internazionale. Il miglior modo per scongiurare una rottura definitiva con Teheran è non interrompere il flusso degli investimenti europei diretti verso il paese.
Ma non c’è molto tempo, visto che le sanzioni (che colpiscono anche le imprese europee) previste dall’uscita degli Stati Uniti dall’intesa, entrano in vigore il 6 agosto e il 4 novembre per alcuni comparti specifici, come quello petrolifero. A quel punto, le aziende che violeranno il divieto di fare affari con l’Iran saranno escluse dal mercato statunitense. In un certo senso la politica di Trump sembra funzionare: ad oggi nessuna banca Ue e Usa si è dichiarata disposta a continuare a sviluppare affari con Teheran.
La Commissione europea potrebbe allora obbligare le imprese europee a ignorare le sanzioni Usa in base ad uno Statuto del 1996, fino ad ora mai applicato. In questo caso, il paradosso è che Bruxelles rischierebbe di ricevere una richiesta di risarcimento danni da parte delle stesse aziende. Un’altra opzione per mantenere vivi i rapporti con l’Iran sarebbe coinvolgere la Banca europea degli investimenti in una serie di progetti infrastrutturali. Ma Teheran ha già fatto sapere che le briciole non saranno sufficienti.
E, quindi, cosa fare? La scelta migliore potrebbe essere quella di incoraggiare rilevanti investimenti privati attraverso l’apertura di una nuova banca o la conversione di una già esistente in una “banca dell’Iran”.
Questo istituto di credito dovrebbe avere esperienza nella finanza aziendale ed essere indipendente dal settore finanziario statunitense. L’identikit porta ad una possibile soluzione: la travagliata Deutsche Bank, che è pure la banca più grande in Germania. Se il governo tedesco dovesse intervenire per salvarla, ne acquisirebbe il controllo e potrebbe, dunque, decidere di tornare sul mercato iraniano. Tuttavia, alcuni ritengono che i legami con l’Iran rischiano di intaccare definitivamente i rapporti con gli Usa e la reputazione di Deutsche, in un momento in cui tutti gli altri istituti tedeschi si sono ritirati dal paese mediorientale. Ma è pur vero che la sola alternativa potrebbe essere ancora peggiore: il fallimento.
Con una nuova banca, l’Ue potrebbe mantenere attivo il flusso di petrolio e gas proveniente dall’Iran in una fase in cui Bruxelles sta cercando di diversificare le importazioni di energia e potrebbe, così, riuscire a tenere le risorse iraniane destinate all'Europa fuori dal controllo di Russia e Cina.