La grande eredità che caratterizzerà l’era del socialista António Costa, primo ministro del Portogallo dal 2015, sarà la rivoluzione energetica da lui stesso promossa.
È vero che è spinto dall’urgenza dei tempi e dalla crescente pressione esercitata da istituzioni internazionali come la Commissione Europea, ma Costa è stato uno dei primi leader ad abbracciare la causa climatica e ricorda sempre che il suo Paese si è impegnato prima di chiunque altro per raggiungere la neutralità del carbonio.
Da allora si è accelerata la corsa per arrivare prima in ogni ambito: la chiusura delle centrali a carbone è stata anticipata di due anni (2021) e gli obiettivi di produrre l’80% di energia elettrica con le rinnovabili (dal 2030 al 2026) sono stati anticipati entrambi.
Il risultato è che il Paese è oggi tra i più avanzati in Europa nella transizione verso le fonti rinnovabili, che hanno contribuito per il 72% all’energia elettrica consumata nel primo trimestre dell'anno.