L’aumento vertiginoso del prezzo dei metalli sta spingendo le acciaierie in Cina a investire ingenti somme di denaro su macchinari in grado di distruggere automobili e altri rifiuti per estrarne metallo come materia prima. E intanto il governo di Pechino avanza richieste sempre più stringenti per rendere la produzione più sostenibile.
I trituratori rimuovono la vernice e gli altri agenti inquinanti dai rottami di metallo, poi li tagliano in piccoli pezzi: un’azienda di medie dimensioni, l’Hebei Jingye Group a Shijiazhuang, sta installando un macchinario da 3 mila cavalli il mese prossimo, il che permetterebbe di raddoppiare il consumo di scarti quest'anno a 2 milioni di tonnellate, come dichiarato dal loro responsabile del reparto rottami Zhang Lijie. L'impresa produce circa 12 milioni di tonnellate di acciaio all'anno.
Le acciaierie cinesi devono anche fare i conti con gli obiettivi emissioni per il 2020, perché utilizzando il carbone come combustibile per gli altiforni hanno un notevole impatto ambientale: questi nuovi macchinari potrebbero segnare una svolta nel settore del riciclo dei metalli. Con margini di profitto fino a mille yuan a tonnellata grazie all’aumento dei prezzi, i trituratori che costano 5 milioni di yuan possono ripagarsi in pochi mesi.
La Cina resta il principale produttore mondiale di acciaio e punta ad aumentare la quota di riutilizzo dei rottami al 30% entro il 2025. Intanto quest’anno aumenterà il consumo di scarti per la produzione del 17%, vale a dire fino a 7 milioni di tonnellate.