La Cina è di gran lunga il più grande produttore globale di terre rare. Si tratta di un gruppo di 17 elementi minerari utilizzati in un vasto numero di settori produttivi. E, in particolare, sono vitali per l’economia e la Difesa statunitense. Ecco perché la Cina sta ora seriamente considerando di limitare le esportazioni di terre rare negli Usa.
Sebbene siano definiti "rari", in realtà si trovano in abbondanza nella crosta terrestre. L'estrazione è tuttavia complessa e potenzialmente dannosa per l'ambiente. Ciò spiega perché le miniere cinesi rappresentano circa il 70% della produzione globale. Myanmar, Australia e Stati Uniti producono buona parte della quota restante.
Ma è nella raffinazione dei minerali che il dominio di Pechino diviene impressionante: l'anno scorso circa il 90% della trasformazione in ossidi è stato praticato in Cina. Non stupisce dunque che l'80% delle terre rare importate dagli Stati Uniti provenga dalla seconda economia al mondo. Estonia, Francia e Giappone forniscono anche loro terre rare lavorate agli Usa, ma il minerale originale proviene da Pechino. Così come l'unica miniera operante negli Stati Uniti invia la materia prima in Cina per essere trasformata, salvo poi importarla negli Usa pagandoci un dazio del 25% imposto dal Dragone. E, qui, si chiude il circolo vizioso.