La Corte dei conti francese lancia un nuovo allarme sui rischi finanziari legati allo sviluppo dei nuovi impianti nucleari di seconda generazione (fissione tradizionale), sia in territorio francese che all’estero (come Olkiluoto 3 in Finlandia e Hinkley Point C nel Regno Unito), che la controllata al 100% dallo Stato Edf sta realizzando.
La situazione più complessa è relativa ai nuovi progetti di Epr2, voluti nel 2022 dal presidente francese Emanuel Macron. “Per quanto riguarda il programma Epr2, alla fine del 2023 la sua maturità tecnica era ancora considerata insufficiente per considerare il passaggio dalla progettazione iniziale alla progettazione dettagliata. Raggiunto questo traguardo nel luglio 2024, sarebbe opportuno, tra l’altro, rivedere costi e scadenze del programma integrando le ragioni e le conseguenze dello slittamento di tale scadenza”, evidenzia la Corte francese.
“La redditività prevista del programma Epr2 rimane, in questa fase, sconosciuta, soprattutto perché le condizioni di finanziamento per questo programma non sono ancora state decise. Quando lo saranno, sarà necessario un ulteriore anno (o anche più) per ottenere la loro approvazione da parte della Commissione Europea”, spiega la Corte. E poi l’invito a sospendere l’investimento fino a quando il quadro non si chiarisce.
“Poiché il programma Epr2 resta caratterizzato da un ritardo nella progettazione, dall’assenza di una stima completa e di un piano di finanziamento, mentre Edf rimane fortemente indebitata, la Corte emette una nuova raccomandazione: rinviare la decisione finale di investimento per il programma fino a quando non ne sarà assicurato il finanziamento e l’avanzamento degli studi di progettazione dettagliati in linea con la traiettoria prevista per la prima pietra miliare concreta del nucleare”.
I magistrati contabili transalpini argomentano la lievitazione del costo degli impianti Epr2. “Il costo di costruzione overnight di tre coppie di EPR2 è aumentato da 51,7 miliardi di euro nel 2020 a 79,9 mld nel 2023”, viene sottolineato.
Un capitolo è dedicato all’impianto di Flamanville, in Normandia, che doveva entrare in funzione nel 2014 ma nella realtà è stato allacciato alla rete recentemente. Dai calcoli effettuati dalla Corte emerge una redditività attesa “mediocre” per Flamanville 3 “inferiore al costo medio ponderato del capitale della società, sulla base di un costo totale di costruzione stimato a circa 23,7 miliardi di euro”, si afferma.
Si tratta di costi rilevanti e paragonabili ai costi odierni per l’energia elettrica prodotta con il gas. Un aspetto che forse dovrebbe far riflettere anche per gli impianti di nuova generazione come gli Smr che si vorrebbero realizzare in Italia.
Se da un lato è vero che questi impianti sono più piccoli e richiedono meno investimenti, ma la certezza sul fatto che il costo dell’energia possa essere più basso di quello del gas la si potrà avere solo quando gli impianti entreranno in funzione.