Il governo del Burkina Faso, guidato dal capitano Ibrahim Traoré, ha ufficializzato la nazionalizzazione delle principali miniere del Paese. In un lungo discorso alla radio nazionale, tenuto nei giorni scorsi, ha annunciato che i permessi minerari rilasciati a compagnie straniere verranno revocati, e le concessioni saranno affidate ad aziende nazionali o a nuovi partner internazionali.
“Ci sono licenze minerarie concesse a potenze che rifiutano categoricamente di sostenerci nella lotta contro il terrorismo”, ha avvertito il presidente di transizione burkinabé.
Ha anche spiegato che tutte le miniere d’oro sono nella sua agenda, con l’obiettivo di riprendere il controllo dell’economia nazionale, valorizzando la conoscenza locale. “Sappiamo come estrarre l’oro, quindi non vedo perché dobbiamo permettere alle multinazionali di farlo al nostro posto”, ha dichiarato Traoré, asceso al potere attraverso un colpo di stato il 30 settembre 2022.
Il Burkina Faso è il quinto produttore d’oro in Africa, e il metallo prezioso rappresenta una delle principali esportazioni del Paese.
In realtà, la nazionalizzazione non è una novità: da quando Traoré è presidente, le autorità hanno adottato una politica di sovranità in ambito minerario. Alla fine di agosto di quest’anno, lo Stato aveva già assunto il controllo di due miniere chiave: Boungou (a est), gestita dalla britannica Endeavour Mining, e Wahgnion (a sud-ovest), della statunitense-burkinabé Lilium Mining.
La decisione di revocare le licenze minerarie, in particolare a società che “non sostengono il Paese nella lotta contro il terrorismo”, rappresenta anche un segnale di cambiamento nelle relazioni diplomatiche del Burkina Faso.
Il governo militare si è progressivamente distanziato dall'Occidente, in particolare dalla Francia, con cui persistono tensioni dovute al passato coloniale. A livello internazionale, la giunta militare ha rafforzato i legami con la Russia, cercando nuovi alleati per supportare la propria politica sovrana.
L’iniziativa di Traoré include anche lo sviluppo di infrastrutture locali per il trattamento delle risorse minerarie. Con questa mossa, il Paese mira a ridurre la dipendenza dagli attori stranieri e a massimizzare i benefici economici derivanti dalle proprie risorse naturali.