La Germania ci sta provando in tutti i modi. A giugno ha riaperto le centrali a carbone in via di dismissione. Poi l’ipotesi di rinviare la chiusura degli ultimi tre impianti nucleari che avrebbero dovuto fermarsi a fine anno. Ma tutto ciò non sarà sufficiente per far fronte al taglio delle forniture da parte di Gazprom, il colosso russo controllato dal Cremlino che fino all’anno scorso forniva ai tedeschi il 60% del gas naturale necessario alla produzione di energia, oltre a riscaldare case e uffici.
Nonostante gli stoccaggi di Berlino si stiano riempiendo a ritmo superiore alle aspettative (ora sono al 77%), la locomotiva d’Europa faticherà ad avere abbastanza carburante per passare l'inverno, in caso di sospensione completa della fornitura russa. A dirlo, indicando due mesi e mezzo di sopravvivenza per la domanda da riscaldamento, industriale ed energetica tedesca, è il presidente della Federal Networl Agency, l’autorità dell'energia tedesca, Klaus Mueller.
Parole che arrivano proprio mentre emerge il conto del caro-gas russo sul colosso energetico tedesco Uniper, oggetto di un piano di salvataggio da parte dello Stato per garantirne la solvibilità: nel primo semestre ha registrato una perdita netta di 12,3 miliardi di euro a causa delle consegne in caduta del gas russo, conseguenza della guerra in Ucraina. Per rispettare i contratti con i propri clienti, Uniper è da mesi costretta ad acquistare gas a prezzi di mercato molto elevati.
Motivi che stanno spingendo Berlino a chiedere aiuto all’Ue, a partire dalla costruzione di un nuovo gasdotto tra Francia e Spagna per sfruttare i rigassificatori della penisola iberica.